𝗣𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 #𝗦𝗯𝗮𝗻𝗱𝗶𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗠𝗼𝗺𝗼
𝗟’𝗘𝘀𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗥𝗼𝗺𝗮𝗻𝗮 𝘀𝗯𝗮𝗻𝗱𝗮
Dopo una lunga attesa, alla fine, le graduatorie del bando dell’Estate Romana (a cui Momo non aveva ritenuto opportuno partecipare) sono state pubblicate.
Solo 38 progetti sono stati accettati, di cui 9 nel Municipio I, con un’assenza (quasi) totale in periferia. Con il fatto che le graduatorie escono il 30 maggio, ecco avverati (purtroppo) tutti i nostri facili presentimenti. La gestione di questo bando – la modalità come i tempi, lo stile come la comunicazione – rappresenta la dimostrazione plastica della visione della cultura che la nuova giunta ci offre: desolazione e assenza.
Per Momo la scelta di non partecipare ha significato essere costretti ad abbandonare il parco della Torre di Tormarancia (dove abbiamo organizzato la prima edizione di ER) e spostare ER Fest altrove, al MONK Roma a Casalbertone, a settembre.
𝗟𝗮 𝗽𝘂𝘇𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘁𝗿𝗮𝗰𝗶𝗺𝗮𝘁𝗮
Intanto accade che, mentre tutti gli altri – i poveri, i piccoli, i precari – si fanno la guerra, si indebitano, investono e rischiano tutto, qualcuno viene «beccato» a pretendere la grana (come in un film di serie b), sotto forma di finanziamento diretto cioè senza partecipare ad alcun bando. La cosa puzza così tanto da somigliare a un regolamento di conti interno alle varie correnti del Pd romano. Ma tant’è: la puzza è tracimata ovunque, nei telegiornali, nei social, per strada.
Certo viene da chiedersi, dov’erano negli ultimi anni (non giorni, non mesi) tutti coloro che oggi si indignano – quando questi comportamenti sono stati la norma, la regola dell’amministrazione della «cosa pubblica» culturale romana. Dove erano quando costui e costoro ogni giorno si facevano (e si fanno, e si faranno ancora) foto con Tarantini e Scorsesi vari. Forse sulla Luna? Non fa niente, che anche dalla Luna si vedevano benissimo questi comportamenti.
𝗠𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗲̀ 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗽𝗶𝗰𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗶𝗻𝗲𝗺𝗮
Ma il problema non è questo o quello, costui o costoro: il problema è il metodo. Il problema, soprattutto, è la cultura a Roma. Veramente qualcuno ha creduto che potesse esistere una cultura neutra, buona per tutte le stagioni e non influenzata dalla politica? Il tempo (e le elezioni già lo urlano da anni) ci dirà quanto la politica culturale romana del Pd sia stata dannosa, anche per il partito stesso.
Il punto è un altro e va finalmente detto: il sistema dei bandi – così come è – non funziona e va messo «a critica», è problematico, spesso non è la soluzione «più democratica» per la divisione dei fondi pubblici, anche per i tempi e le modalità (fuori mercato) della gestione pubblica. Ma soprattutto i bandi non funzionano anche perché rispondono a una funzione meritocratica che politicamente (sì politicamente) non funziona: i bandi, detto altrimenti, non bastano. Ci vuole, anche, altro.
Una politica culturale per il futuro
Da anni nessuno capisce bene quale sia la funzione di un sindaco, di un assessore o di un presidente del municipio. Da anni nessuno capisce bene quale sia la differenza tra una giunta comunale e l’altra. E la politica culturale non fa eccezione. In attesa certo che i vari governi, nazionale e locali, della destra estrema ce lo insegnino (e vedremo se lo faranno), la differenza radicale tra uno o l’altro la fanno le scelte e la gestione, per esempio, dei finanziamenti pubblici. Attenzione che nei prossimi anni saremo travolti dalla questione gigantesca della gestione dei fondi del Pnrr (anche i Comuni e le Regioni) e ci sembra più che urgente aprire insieme questa riflessione, perché decidere come indirizzarli avrà effetti importanti sulla vita di migliaia di persone.
𝗔𝗽𝗿𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘂𝗻 𝗰𝗮𝗻𝘁𝗶𝗲𝗿𝗲?
Momo non ha risposte, solo domande.
Certo, serve una politica culturale nuova e diversa per questa metropoli. Sì ma come? Con chi? E verso dove? Certo, servirebbe una politica culturale «dall’alto» all’altezza dei grandi temi che stiamo affrontando: dalle innovazioni tecnologiche alla redistribuzione dei soldi (vedi il reddito di base, che dovrebbe essere il faro di ogni forma di politica culturale). Sì ma quanto? E ancora: con chi? E, certo, servirebbe davvero una politica culturale dal basso che spinga quelli che stanno in alto a condividere metodi e stili e che si organizzi in una unica forza: una potenza in comune. Sì ma come? E con chi?
Abbiamo solo domande, lo avevamo detto: apriamo un cantiere?
Intanto Momo parte con la campagna Sbanditi.
Campagna per il festival ER
Siamo rimasti senza bando. Siamo sbanditi. Dopo mesi di attesa il Comune di Roma ha pubblicato gli esiti del bando dell’Estate Romana, ma Momo non ci sarà. Troppo poco tempo per allestire il nostro festival ER, troppi soldi da anticipare e noi siamo precari senza un euro, troppi dubbi su un bando che non premia né noi né le altre realtà piccole e indipendenti.
Abbiamo spostato il nostro festival al Monk nei due ultimi fine settimana di settembre. Il Monk è già diventato un nostro progetto fratello, tante le cose in comune, tante le traiettorie da condividere e le strategie da discutere insieme.
Come fare?
Lanciamo la campagna #Sbanditi, per raccogliere i fondi per organizzare la seconda edizione di ER Fest.
Non si tratta di una campagna di crowdfoundig: vi chiediamo di sostenerci, come sempre, attraverso i nostri libri. #Sbanditi vi propone, 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗮𝗹 𝟭𝟯 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼, l’acquisto scontato di libri Momo attraverso due pacchetti da 25 euro, il primo per ragazzi e ragazze, il secondo per adulti.
Sbanditi Kids 25 euro
– Ulissa
– La gemella buona e la gemella cattiva
– A poco a poco Apocalisse
Sbanditi xXx 25 euro
– Romeo like Juliet
– A planet to win
– Lavoretti
La piccola casa editrice di Momo ha iniziato la sua battaglia pubblicando libri radicali della quale da sempre siamo sostenitori.
Sostieni pure tu MOMO edizioni
Testo ed immagine presi dalla pagina Facebook di MOMO edizioni