
Nel reame la maggior parte della popolazione partecipava regolarmente alla Santa messa che veniva celebrata la Domenica mattina.
Le signore ed i signori, che vi partecipavano, facevano intendere di avere grande fede nella religione e nei suoi valori morali. Non poteva mancare la nobile offerta che veniva fatta alla chiesa e al suo parroco.
Diversamente, all’esterno della struttura celebrativa, venivano schivati e prese a male parole le povere persone che di mangiar avevano davvero bisogno; arrivare a fine giornata con un pezzo di pane tra i denti era il loro sogno.
Il parroco destinava già una parte delle offerte a quelle povere persone, ma non poteva accettare che nel suo gregge ci fossero persone che non rispettassero i valori appartenenti a quella fede.
Così una domenica, durante la Santa messa, il parroco lesse una parabola che calzava a pennello con quella situazione e vide che le persone facevano cenni di approvazione alle parole “aiutare il prossimo”, “aiutare chi è in difficoltà”.
Allora il parroco andò tra la gente e prese a ceffoni un paio di loro che predicavano bene e razzolavano male.
«Spiegate, perché fate cenni di assenso alle parole della parabola e poi al di fuori schivate e schifate persone che chiedono il vostro aiuto!?», in chiesa seguì silenzio e sguardi di imbarazzo.
«Non voglio che regaliate monete alle persone, ma per lo meno segni di affetto e fratellanza. Portate loro un pasto caldo quando hanno fame; coperte quando hanno freddo e, perché no, un calice di vino quando avranno voglia di brindare e festeggiare in vostra compagnia. A voi non costerà molto, quasi niente. A loro, invece, avrete donato una gioia in più, ma molto più grande sarà la gioia che avrete nel vostro cuore dopo aver aiutato il prossimo»
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