Coronavirus maledetto: dove ti giri ti giri, stampato ovunque c’è Lui, il virus, che oltre ad infettare il corpo, sta infettando anche gli animi delle persone, rendendole piene di dubbi, di ansie ed alimentando la pericolosa cultura del sospetto. Questa situazione, oggettivamente difficile e di reale emergenza, rischia di degenerare, andando a colpire soprattutto chi è più fragile, per disagio personale o per condizione sociale. Questo è inammissibile: non possiamo creare un popolo di malati, già prima di ogni infezione, un popolo di reclusi e di sceriffi. Inoltre, purtroppo, il peggio deve ancora arrivare: ognuno di noi si sta facendo carico della situazione al meglio che può, a parte la piccola quota di imbecilli, che sembrano essere sempre immuni a tutto tranne che alla stupidità. Quindi, perchè continuare a cercare il capro espiatorio, accusando ad esempio un’ignara mamma, che esce con la carrozzina per portare il suo bimbo a prendere un po’ d’aria in un appezzamento sterminato, o chi magari si concede un pacchetto di sigarette. Lo sappiamo tutti che il fumo fa male: eppure oggi chi esce di casa vive sempre e comunque una sensazione di disagio, di imbarazzo e di paura. Dovremmo evitare di puntare sul senso di colpa ed investire sul senso di responsabilità: non c’è bisogno di instillare il terrore totale, come se tutti stessimo per morire oggi, per far fare qualcosa alle persone. La vita è fatta di scelte e di coraggio e se anche non prenderemo direttamente il virus, siamo tutti nel virus mentale di questo dannato COVID-19.
L’emergenza si colora tristemente di un gergo militaresco: gli ospedali come trincee, gli operatori sanitari sono soldati; ogni sera il bollettino, che riporta il numero dei morti e dei contagiati e che tutti noi ormai aspettiamo col fiato sospeso, suona quasi come un necrologio.
Il nemico da sconfiggere è il virus e al nemico rispondiamo con la guerra, ma ricordiamoci, stampiamocelo bene in mente, che il nemico non è l’Altro, non è il vicino con cui fino a poco tempo fa ci fermavamo a chiacchierare del meteo, non sono le mamme che portano sotto casa i propri bambini, non sono i padroni dei cani che hanno necessità di uscire per una breve passeggiata. Il terrore diffuso e profuso ci discosta da obiettivi comuni e dal sentimento di unità, gli unici farmaci che ci renderanno quanto meno immuni dal degrado morale.
La gente costretta in casa potrebbe leggere, ascoltare musica, riposarsi o fare esercizi, imparare nuovi modi di essere e di pensare, così che quando l’incubo finirà, saremo guariti nell’anima più che nel corpo.
Di C.G.