
Il Re era seduto al trono e si stava annoiando delle buffonate che offriva il giullare di corte, ordinò così di portarlo via e farlo torturare.
Entrarono nella sala reale le guardie con un uomo che aveva le mani legate dietro la schiena.
«Sire, abbiamo arrestato quest’uomo che stava rubando nel pollame di corte!»
Il Re , senza alterarsi, si rivolse all’uomo ammanettato: «Ti concederò la grazia se mi dirai il motivo per cui rubavi nel mio pollaio!».
L’uomo rimase impassibile e non parlò.
«Bene, venti frustate!» ordinò il Re e i soldati obbedirono.
«Siccome sono un Re buono ti concedo una seconda opportunità, confessa il tuo reato e ti lascerò andare!»
Non ottenne risposta dal prigioniero e ordinò ai suoi uomini di frustarlo di nuovo – mentre che il Re stava per concedere l’ultima opportunità all’uomo, fece ingresso in sala il consigliere.
«Cosa state facendo a questo pover uomo?» domandò il consigliere.
«È stato sorpreso mentre rubava nel pollaio, gli ho dato la possibilità di giustificarsi ma non vuole collaborare»
«Sua maestà ho ingaggiato io quest’uomo per prendere del pollame per la cena di stasera!»
«E perché non ha risposto quando gliel’ho chiesto?»
«Perché quest’uomo è sordo dalla nascita e la lingua gli è stata tagliata in guerra quando venne fatto prigioniero» fu la risposta del consigliere.
Il Re rimase un attimino imbarazzato da quelle parole, si trovava talmente spaesato che non sapeva come comportarsi. Poi disse:
«Tu che sei il mio consigliere, cosa consiglieresti di fare adesso?»
Il consigliere ci pensò un po’, poi guardò il giullare tornare sofferente dalla sala torture e disse: «Io farei torturare il giullare!»
Tutto è bene ciò che finisce bene.