Il coronavirus ha solo fatto il suo dannato lavoro di virus. Bastardo certo, ma infettare e replicarsi è semplicemente la sua natura. Anche noi esseri umani siamo campioni nel prendere quello che ci serve, spesso nel depredare, senza preoccuparci delle conseguenze.
Quello che sta accadendo ci deve invitare a delle riflessioni serie: quanto successo in Sicilia, dove alcune persone, istigate attraverso un gruppo social, hanno assaltato un supermercato a Palermo, instilla in noi sconcerto e perplessità profondi. L’ altra faccia della medaglia è la drammatica realtà di molte famiglie o di singoli che non hanno i mezzi per acquistare beni di prima necessità: il blocco di molte attività lavorative ha fatto emergere quei lavoratori in nero che, in questo momento, si ritrovano senza soldi e senza alcuna tutela. Spesso queste persone sono lavoratori sfruttati da delinquenti senza scrupoli, abbandonati da istituzioni assenti o, peggio ancora, colluse con la criminalità.
L’emergenza COVID sta rendendo ancora più visibili le profonde crepe di un tessuto sociale fragile: i cittadini si sentono abbandonati a se stessi e basta una miccia per appiccare l’incendio. Quanto accaduto nei giorni scorsi in Sicilia ne è la dimostrazione e il rischio di rivolte sta aumentando. Pensiamo alla Lombardia, nella quale in molte province è solo la solidarietà umana a garantire connettivo al corpo sociale.
E’ necessario pensare a soluzioni diverse rispetto a quelle adottate finora, che si stanno mostrando inefficaci. La gravità della situazione sanitaria potrebbe essere poca cosa rispetto all’ esplodere di rivolte sociali. Le difficoltà, a lungo sopite sotto la coltre di un sistema al limite della legalità, se non apertamente mafioso, oggi non potranno essere nuovamente celate; non si potrà nuovamente nascondere la polvere sotto al tappeto, aspettando che l’emergenza coronavirus passi e che tutto torni come prima. La storia porta con sé, per sua stessa struttura, snodi e congiunture epocali, che cambiano le cose per sempre, ma quale direzione sarà intrapresa nel dopo COVID dipenderà unicamente da noi e da quanto decideremo di fare già da ora.
E’ necessaria una riflessione seria e responsabile, fondata sul confronto di tutte le parti in causa, su quali misure siano necessarie nell’emergenza. Quando il pericolo sarà passato, bisognerà aprire un’ approfondita discussione su cosa non ha funzionato e su cosa poteva essere evitato: questo non in nome di uno sterile “senno del poi” ma per compiere nuove scelte e sognare nuove visioni, per provare a creare nuovi modi di vivere e di essere insieme.
Cittatrepuntozero
foto da: http://Foto di GLady da Pixabay