Il dibattito di queste ultime settimane ad Anagni si è incentrato sul tema biodigestore e questo fatto non ci stupisce assolutamente. L’impianto che verrà implementato non è roba da poco, tutt’altro: stiamo parlando di una struttura di trattamento rifiuti da 84000 tonnellate l’anno, che dovrà produrre un combustibile (il biogas) il quale, una volta bruciato con relative emissioni, fornirà energia elettrica da rivendere sul mercato. Tale impianto è spropositato rispetto al fabbisogno della nostra comunità; immaginate che 84000 tonnellate corrispondono ai rifiuti prodotti da due province di Frosinone ed anche più. Inoltre il residuo della produzione – circa il 60% del materiale presente nel biodigestore – dovrà a sua volta essere trattato, altrimenti andrà a finire in discarica.
Come se non bastasse tutto ciò, c’è da considerare che l’impianto non è pubblico: ciò significa che gli utili non saranno riversati sui cittadini ma andranno a chi ha investito in questo progetto. La domanda che ne consegue è: come smaltire i rifiuti che produciamo, riducendo anche la TARI ed inquinando di meno?
Attualmente due aspetti incidono sul valore della Tari: il contratto stipulato con De Vizia e la quantità di rifiuti che ognuno di noi produce. In questo articolo ci occuperemo solo dei rifiuti prodotti da noi e, in particolare, della frazione organica: scarti di cibo, di frutta e verdura, piante recise, fogliame, sfalci dei prati, erbacce, trucioli, resti di quanto cucinato.

Il modo migliore per gestire questa tipologia di rifiuti è trasformarli, attraverso il compostaggio aerobico, in un terriccio o humus (il compost appunto): tecnica che sembra complessa ma in realtà è quanto hanno sempre fatto i nostri nonni.
Il compost così prodotto può essere utilizzato in diversi modi, ad esempio come concime ma anche per ridare nuova vita a terreni aridi. Non dimentichiamo che il consumo di suolo non è soltanto quello legato alla cementificazione ma anche quello dovuto all’impoverimento o alla desertificazione, anche perché il suolo è una risorsa fragile, limitata, da rigenerare di continuo.
Inoltre il compost può essere utilizzato nelle bonifiche e tutti noi sappiamo quanto la nostra valle, così martoriata da anni di industrializzazione selvaggia, ne avrebbe bisogno. Invece di pensare a mega impianti di rifiuti – rifiuti trasportati da decine di camion che fanno su e giù sulle nostre strade da mattina a sera – basterebbe pensare a soluzioni molto più semplici e nello stesso tempo estremamente virtuose quali i mini impianti compost di comunità e il compostaggio domestico.
Anagni, per la sua conformazione, si presterebbe all’implementazione dei piccoli impianti di compostaggio di comunità – ognuno smaltisce i propri rifiuti senza gravare sui vicini – e, finalmente, si inizierebbe a pensare ad un modello di città policentrico. Vista la minor movimentazione dei camion, ci sarebbe un abbattimento della produzione di Co2 e quindi il nostro territorio non si porterebbe addosso il peso di contribuire al riscaldamento globale, uno dei mali più gravi del nostro tempo. Potremmo trasformare il compost in una risorsa strategica puntando, nello stesso tempo, sull’agricoltura urbana e sul verde, sia pubblico sia privato.
Dobbiamo far sì che i cittadini virtuosi vengano premiati, così come già accade in molti Comuni italiani, attraverso semplici app pensate per il monitoraggio costante dei rifiuti conferiti. I nostri amministratori dovrebbero impegnarsi a dotare i vari quartieri della città di compostiere di comunità, soprattutto nelle zone densamente abitate.
Noi di cittatrepuntozero non stiamo affermando che il complesso tema dei rifiuti organici si risolva unicamente grazie al compostaggio domestico e di comunità, ma siamo fermamente convinti che tali strategie possano dare un contributo decisivo sia all’ aumento del riciclo sia alla lotta contro l’inquinamento.
Per chi volesse approfondire, consigliamo
Associazione Italiana Compostaggio
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