Agghiacciante quanto ascoltato ieri durante l’evento CulturaIdentità, tenutosi in piazza Innocenzo III alla presenza del Sindaco e delle massime cariche cittadine.
Ci aspettavamo un salto nel Medioevo più oscurantista ma quanto detto ha superato di gran lunga, ed in peggio, qualsiasi aspettativa.
Sarebbe stato sicuramente più interessante e costruttivo scambiare due chiacchiere con il ficus che abbiamo in balcone, ma dovevamo essere testimoni dei deliri dello psichiatra-opinionista Meluzzi e dei voli pindarici del telegenico filosofo Diego Fusaro.
Incitamento all’omofobia, al nazionalismo, alla xenofobia: questi i temi della serata.
Affermazioni nella sostanza grette, anche se addobbate di lusso con termini sicuramente ad effetto: una serie di slogan più che un ragionamento argomentativo, usate con maestria per fare colpo su un uditorio plaudente.
Sindaco, noi abbiamo ascoltato con attenzione e purtroppo abbiamo compreso i biechi contenuti, volti a relegare l’omosessualità ad uno scherzo della natura o inneggianti ad un sovranismo antistorico, nonostante i riferimenti – errati o meglio strumentalizzati – a Gramsci o Hegel.
Ieri sera sono stati accostati con leggerezza eutanasia ed eugenetica, Gorbaciov e Bergoglio, Giovanna d’Arco e Greta Thunberg: siamo basiti di tale caos, visto che i relatori sono stati presentati alla cittadinanza come fari di cultura e di sapere. Addirittura il “gran rifiuto” di Celestino V è stato paragonato alle dimissioni di Papa Ratzinger: errore (ed orrore) storiografico!
Fusaro, ad un certo punto, ha citato Carl Schmitt, giurista e filosofo tedesco, membro del Partito nazista dal 1 maggio del 1933, sostenitore delle leggi di Norimberga contro gli ebrei e teorico della differenza politologica amico (Freund)-nemico (Feind): il nemico politico, da intendersi come nemico pubblico, non è il concorrente o l’avversario in generale né il nemico privato, che si odia in conformità a sentimenti di antipatia. Il nemico non deve essere moralmente cattivo, esteticamente brutto, economicamente dannoso. Egli è semplicemente l’altro, der Fremde (lo straniero), nella lingua tedesca qualcosa che è esistenzialmente diverso.
Noi scegliamo di citare il grande rivale intellettuale di Schmitt, il filosofo politico e giurista Hans Kelsen, costretto a lasciare l’università e l’Austria a causa delle sue origini ebraiche.
Scrive Kelsen nel rivoluzionario testo La Democrazia: “Da un punto di vista psicologico la sintesi di libertà ed uguaglianza, caratteristica essenziale della democrazia, significa che l’individuo, l’ego, desidera la libertà non solo per se stesso, ma anche per gli altri, per il tu. […] Tolleranza, diritti della minoranza, libertà di parola e di pensiero, così caratteristici della democrazia, non trovano posto in un sistema politico basato sulla credenza nei valori assoluti”.
Quindi, Signor Sindaco, le chiediamo di dissociarsi perché Lei – ci teniamo a sottolinearlo a doppia riga – è il Sindaco di tutti: single, separati, coppie di fatto, famiglie tradizionali e cattoliche, coppie etero ed omo.
Se il valore primo è la dignità dell’essere umano, è questa che va sempre e fermamente difesa e non certo i nostri pregiudizi. Chi può dire chi sia da amare e chi da allontanare o, peggio ancora, da deridere, da beffeggiare, da umiliare? Forse un Dio? Molto probabilmente la concreta paura dell’omofobo è di poter essere egli stesso omosessuale, cadendo nell’errore di non comprendere come l’amore sbocci tra le persone e non tra i sessi.
immagine di Keith Haring